Hack the crisis & Go Smart

Storie concrete di processi e progetti

Non tutti se ne sono ancora resi conto, ma la storia del mondo degli ultimi 50 anni non si divide più tra pre-2000 e post-2000, che ha sancito la nascita dei millennials: ora esistono un periodo pre-Covid e uno post-Covid.

Il mondo post-Covid ha dovuto fare i conti con un’accelerata: triste e poco significativa (solo spreco di energia) per chi non era pronto ad affrontare il fantastico mondo del digitale dove tutto, o quasi, è possibile; intraprendente ma poco significativa per chi ha cercato di cavalcare un trend senza avere le giuste e solide basi per costruire nuove forme di organizzazione economica e sociale.

E quindi, di colpo tutti grandi esperti di tutto, dallo Smart Working (maschera abbellente di tutto ciò che non è smart) alla nascita di smart-app che si propongono di risolvere ogni problema umano, ma che per mancanza di progettualità strutturata non portano a termine quello che promettono.
Non stiamo parlando di denaro o di opportunità commerciale, stiamo parlando di quella necessità che tutti hanno di guardare con stupore e meraviglia ciò che già si può fare e della possibilità di fidarsi del fatto che tutto funzioni, magari non come ce l’aspettavamo o non come ce l’immaginavamo, o proprio in maniera diversa. Oggi c’è talmente tanta tecnologia che in quantità sorpassa il numero d’idee che si pensano per usarla.

Quello che manca oggi sono le idee per rendere davvero utile la tecnologia e piegarla al servizio delle persone e non viceversa. Quello che manca oggi è una visione d’insieme che porta le idee a realizzare progetti funzionali e che semplificano la vita delle persone. Quello che manca oggi è la capacità di mettere a terra quei progetti ed integrarli con l’inerzia del mondo reale non abituata ad un mondo digitale che viaggia alla velocità della luce.

Solo guardando le cose dalla giusta prospettiva, si capisce che non solo si può, probabilmente molto c’è già.